lunedì 2 novembre 2009

giustificazionismo estremo

giustificazionismo
[giu-sti-fi-ca-zio-nì-ʃmo]
s.m.
Tendenza a giustificare sempre e comunque atteggiamenti,
azioni, comportamenti o eventi, anche se negativi


Quando andavo a scuola c'erano le VERIFICHE,
non ricordo la ricorrenza con cui si presentassero, nè ricordo i risultati che ottenevo.

Quello che mi ricordo è che SAPEVO
che c'è un motivo se una verifica
si chiama verifica.

E cioè che serve a
VERIFICARE
la tua preparazione.

E quindi non è importante
STUDIARE
per una verifica.

Se uno studia non deve
studiare per la verifica
ma deve studiare per se stesso.

SE STESSI
prima di tutti
e non le esigenze richieste
da insegnanti
maestre
che sono privi di criteri di valutazione oggettivi.

MI SPIEGO:
anche per loro è una verifica
e la loro maestra
non è altro che la società
così per come la conosciamo oggi.

Obbedisci ai canoni
se sarai conforme, sarai premiato
se sarai premiato, anche io lo sarò.
Ma chi ci premia? La società.
E in base a cosa? Chi lo sa.

E' questa l'origine
del mio giustificazionismo estremo.
Con queste iperboli
riesco a prendermi per il culo da solo
riesco a NON FARE
quello che la persone ritengono
debba essere fatto.

Non importa il voto che ho preso
alle elementari o con la gente
in simpatia
o in vittorie.

Sono tutte verifiche
devo mettere in mano ad ALTRI il mio valore?

L'unica cosa che conta sono io
e quello che io PENSO di me.

gente attorno

Tuteliamo la nostra salute mentale,
sono anni che non esce niente,
evito di condividere se posso.

Non perdiamo pezzi del puzzle,
altrimenti dopo non lo possiamo incorniciare.

Nervi a fior di pelle,
scorrono giornate bianco&nero,
cosa ho concluso oggi?

Quando è ora di andare a letto non tiro mai le somme.
Quando è ora di parlare,
perchè tutti gl'invasati d'intorno
hanno proprio bisogno di dire la loro,
sto zitto.
Me ne vado.
Per non lasciare che la mia
integrità
venga violentata dai logorroici.

So che hai bisogno di scaricare
dopo una giornata di lavoro.
E' colpa mia cara?

E poi c'è chi dice
lavorare stanca.

venerdì 23 ottobre 2009

voglia di vincere

Il loro tutto per me è sempre una parte del tutto.

Avverto negli altri una sicurezza di cui mi sono sento deficitario.
Mi sono sempre sentito estraneo alla comunità degli uomini: all'organicità del loro mondo.
E fino alla quinta superiore pensavo di essere sbagliato.

Non potete comunicare, perchè il vostro mondo è ristretto e fittizio.
Non capite i libri,
non capite gli extracomunitari,
non capite i film
nè le parole dei politici.
Non capite nè l'arte, nè la poesia, nè la vita.
Soprattutto non vi capite. Non vi siete mai guardati da dentro e da fuori. Non avete mai, cristo di dio, provato a valutare l'importanza dei vostri criteri di giudizio (verso voi stessi).
E' inutile.. non capite vero?

Io,
ho solo bozze scartate, riviste, rivalutate, smarrite e ritrovate per poi essere stracciate.
Loro,
un disegno finito, colorato e ripassato. Qualcuno più bello, qualcuno un po meno.

Competizione, arrivare primi.
Forse ho passato un ventennio a chiedermi perchè.
Mentre gli altri hanno pensato ad arrivare primi.
Per cosa? Per sfottere chi è rimasto indietro?
Per sentirsi meglio? Per non avere rimpianti? Perchè gli sembrava giusto? Perchè quello è il loro mondo?

E io?
Sono rimasto indietro a guardare dove andavano quegli altri?
O forse sono uscito dal tracciato per andare a vedere CHE COSA ALTRO C'E'?
Probabilmente abbiamo perso lo stesso tempo ma loro si trovano con qualcosa in mano e io no.
Io ho visto i loro disegni.
Nessuno ha visto i miei.
Dire che la mia disgrazia mi è propria solo perchè non mi sono venduto al mondo mi sembra troppo pretenzioso. Ma nemmeno del tutto sbagliato.

La mia è in una certa misura negazione.
La negazione può nascere solo dalla consapevolezza. Non si può rigettare ciò di cui non si ha coscienza. Ad esempio, un animale, non può negare la sua natura animalesca perchè è questa che lo determina nella realtà circostante. In ogni suo modo. Questo è il suo disegno. Ed è ciò che di più giusto ci si può aspettare da lui.
Come si fa ad avere coscienza?
Con il distacco, la divisione, la scissione.
Ci vogliono 2 occhi: uno rivolto su di se, e uno sul mondo circostante. Come mai alcune persone sono spinte a questo, ed altre no?
C'è chi direbbe che tutto questo è determinato soltanto da le esperienze vissute in passato, forse una di quelle studentesse di psicologia.

Ma non è solo questo.

E' fondamentale conoscere se stessi prima di tutto. Solo dopo si posso dare dei principi. Se non parte da te stesso la tua conoscenza non è altro che imitazione.
Termine che è anche sinonimo di scimmiottare, che rimanda alla natura dei primati.
I primati si tirano la merda. Nel senso che si lanciano feci vicendevolmente.

Imitare un sistema di valori nella propria vita è tutto ciò che la maggior parte delle persone fa.
L'esempio lo prende dalla famiglia, dagli uomini del passato, dalle sovrastrutture in generale. A partire dalla scuola per passare dalla famiglia e finire in una sorta di buonismo postcristiano. Far propria un'organicità. Farsi parte di un tutto ristretto. Sì ristretto, ma in ogni caso compiuto. Un solo merdossimo disegno finito. Sensato. Perchè ha un senso attribuito. Nessuno se lo crea da solo il proprio mondo,
altrimenti sarebbe solo.

E nessuno lo guarda tutto,
perchè sarebbe solo lo stesso.


Questo significa dare per scontato, saltare un passaggio.
Come se di punto in bianco senza nemmeno pulirmi il culo con la carta igenica mi mettessi a sedere sul bidet. Certe volte accade senza rendersene conto.

Mi spiego,
una certezza è un dogma che non solo si applica alla vita, ma che in misura non trascurabile agisce e modifica la nostra percezione di ciò che ci sta intorno.
Un sistema di valori è un agglomerato di certezze che viene riproposto nell'ambito istituzionale/sociale. Che ci rende schiavi del sistema stesso, perchè se questo venisse meno perderemmo il significato (attribuito e non reale) della nostra vita.
E cosa è questa schiavitù se non l'inconsapevolezza (più o meno, dentro di noi, voluta)?

Ringraziamo tutti l'incosapevolezza che non ci permette di negare il senso della nostra vita.
Perchè se così non fosse rimarremmo senza un disegno.

Immaginate che la salute non sia realmente importante. Immaginate che il vostro volere bene e amare le persone sia soltanto ipocrisia. Immaginate che i vostri gusti estetici siano un'approssimazione o una maschera di ciò che ritenete bello, di ciò che vi piace veramente. Immaginate che l'essere simpatici non sia che il riflesso dell'ostentazione del proprio desiderio di applausi. Immaginate che il pensare di essere migliori di per se significhi essere peggiore. Immaginate che non sia giusto disprezzare nessuno, perchè nessuno può giudicare obiettivamente. Immaginate che non sia giusto apprezzare nessuno, perchè nessuno può giudicare obiettivamente.